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  • Zio Paperone e i bracciali dei Mac Paper
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Zio Paperone e i bracciali dei Mac Paper è una storia scritta da Rodolfo Cimino, disegnata da Romano Scarpa e inchiostrata da Luciano Gatto, pubblicata per la prima volta su Topolino 659 del 14 luglio 1968.

Trama[]

Paperon de' Paperoni intende recarsi per un periodo in Scozia, dato che secondo il suo medico ha bisogno di un periodo di riposo nel suo paese natale. Il multimiliardario parte insieme a Paperino e Qui, Quo, Qua, e per qualche tempo i cinque alloggiano spartanamente in un antico maniero semidistrutto, di proprietà del Clan de' Paperoni.

Frugando fra i cimeli di famiglia, il ricco papero trova un robusto bracciale di ferro, e spiega ai nipoti che un tempo doveva esistere un altro oggetto identico: si dice che i membri del clan, indossati i due bracciali, potessero rendersi invincibili e sconfiggere qualunque nemico. Entusiasmati dal racconto, Qui, Quo e Qua spingono lo zio a darsi alle ricerche del secondo bracciale, che potrebbe essere ancora da qualche parte nell'edificio: non lo trovano, ma scoprono a sorpresa una darsena abbandonata con delle navi usate secoli prima dal clan, ma ancora in grado di tenere il mare; un antico documento ritrovato in una delle navi purtroppo chiarisce che uno dei bracciali è stato sottratto dai vichinghi.

Per rifarsi della delusione, i paperi decidono di far navigare una delle imbarcazioni, ma poco dopo vengono colti da una tempesta che li trascina sempre più a nord, fino alle regioni polari. La barca con i suoi occupanti finisce all'interno di un iceberg, dove si trova, ricoperta di ghiaccio ma in perfetto stato di conservazione, una nave vichinga medievale. Paperone comincia a sperare di nuovo nel ritrovamento del secondo bracciale, ma un altro documento reperito nella nave spiega che i vichinghi, dopo aver devastato la Scozia, si sono definitivamente stabiliti nelle regioni polari al seguito del loro capo Olaf.

Nel tentativo di fare ritorno, i paperi incontrano una terra abitata da una tribù di eschimesi, il cui capo indossa però abiti vichinghi. Si tratta proprio del discendente di Olaf, che ha ereditato dai suoi avi i vestiti e anche il famoso bracciale: però il nordico non si mostra affatto conciliante con i nuovi venuti, e impone a Paperone di consegnare il suo cimelio in modo da poterlo unire al proprio: al rifiuto del multimiliardario, chiude lui e i nipotini in una cella di ghiaccio.

La salvezza giunge inaspettatamente da Paperino, che, precedentemente rimasto sulla nave per prudenza, riesce nottetempo a tramortire il guardiano e a liberare zio e nipoti. I paperi non hanno alternative se non darsi alla fuga con l'unico bracciale, ma il capo vichingo non si dà per vinto e li insegue fino alla Scozia.

Tuttavia, il discendente di Olaf è troppo abituato al clima polare, e, anche nella rigida Scozia, si sente a disagio per il caldo. Rinunciando a combattere per guadagnarsi il bracciale di Paperone, il nordico decide con generosità perfino di abbandonare il suo per tornare nella sua terra: Paperone riesce quindi finalmente a impossessarsi del famoso cimelio.

Di ritorno a Paperopoli, il possesso dei due bracciali permette temporaneamente a Paperone un significativo incremento dei suoi guadagni: dopo un po', però, il ricco papero si rende conto che gli oggetti lo rendono tanto invincibile da togliergli il gusto della lotta, e finisce per gettarli nella spazzatura.

Analisi[]

Si tratta di una delle storie di Cimino più vicine al modello barksiano da vari punti di vista: ricordano le creazioni dell'Uomo dei Paperi i motivi del viaggio (tanto più in Scozia), del riferimento agli antenati di Paperone - citati sempre come Mac Paper - e a un antico maniero (benché non del tutto identificabile con il Castello de' Paperoni), della ricerca di oggetti preziosi apparentemente perduti e irreperibili.

Fondamentalmente barksiane appaiono anche la costante collaborazione fra Paperone e i nipoti - con un Paperino più furbo e intraprendente che nella media delle storie italiane - e la caratterizzazione del multimiliardario come amante del profitto, ma anche dell'avventura e del rischio in prima persona, tanto da rinunciare a ciò che aveva tanto desiderato nell'inatteso capovolgimento di prospettiva finale.

Pubblicazioni[]

La storia è stata edita sei volte in Italia:

Inoltre, è stata tradotta e pubblicata in Brasile, Danimarca, Francia, Germania, Grecia, Norvegia, Spagna e Svezia.

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