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  • Paperino e l'iniquo equo canone
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Paperino e l'iniquo equo canone è una storia scritta da Guido Martina e disegnata da Alessandro Del Conte pubblicata per la prima volta il 19 febbraio 1978 su Topolino 1160[1].

Guido Martina, in questa storia a fumetti, fa una satira esplicita e mirata nei confronti della legge speciale italiana n. 392/78, detta popolarmente dell'equo canone[2].

Trama[]

Zio Paperone sveglia di soprassalto Paperino chiedendogli l'affitto del mese corrente. Il nipote risponde di non avere denaro liquido e quindi di pagare con ore lavorative: la prassi, del resto, è ormai consolidata e va avanti da ben tredici anni. D'altra parte, come comunica in seguito ai nipotini, Paperino non ha nessuna intenzione di lavorare, né per guadagnare uno stipendio, né per rimborsare lo zio della sua morosità, e decide di rendersi irreperibile per il successivo appuntamento con il multimiliardario.

L'indomani, in effetti, Paperone si presenta per avviare il nipote al lavoro coatto: in caso contrario, l'ufficiale giudiziario è pronto a notificare lo sfratto, e il magnate minaccia anche di radere al suolo la casa. Qui, Quo e Qua non sanno dove sia effettivamente Paperino, anche se suppongono che sia da Nonna Papera, e decidono di andare alla fattoria per metterlo al corrente della grave situazione.

In città i nipotini incontrano Paperoga che, indaffarato nella sua nuova attività di strillone, diffonde a gran voce la notizia di una prossima guerra conseguente all'invenzione di un nuovo tipo di cannone. Paperoga non ha capito nulla, in quanto non si tratta di un cannone ma di una legge sull' equo canone, introdotta a Paperopoli recentemente e con valore retroattivo. I ragazzini capiscono subito che la notizia è di particolare interesse nel loro caso: infatti, la dimora che abitano è talmente malridotta da poter rientrare nella categoria abitativa più bassa, e, sfruttando il valore retroattivo della normativa, Paperino può chiedere a Paperone non solo un affitto molto più moderato, ma anche i rimborsi di quanto pagato in ore lavorative negli ultimi tredici anni.

I tre raggiungono la fattoria di Nonna Papera, dove effettivamente Paperino si è rifugiato, e gli comunicano la notizia invitando lo zio a chiedere il rimborso dovuto a Paperone. Paperino non tarda a seguire il consiglio, ma Paperone rifiuta categoricamente di dargli del denaro liquido: se il nipote ha sempre pagato in ore lavorative, lui lo rimborserà alla stessa maniera ristrutturandogli la casa. Paperino accetta, lusingato sia dall'idea di abitare in una dimora nuova di zecca, sia dal fatto di vedere, una volta tanto, lo zio lavorare per lui.

Il giorno dopo Paperino si accorge che la realtà è un po' diversa: Paperone si limita a supervisionare i lavori di ristrutturazione, affidati ad Archimede, il quale può valersi senza fatica delle sue invenzioni. Soprattutto, alla fine della giornata l'idea di Paperino gli si ritorce contro: Paperone ha fatto i suoi conti e ha capito che, apportando tante migliorie alla casa affittata al nipote, questa non rientrerà più nella categoria abitativa più bassa, ma potrà essere considerata "villino di lusso con giardino". L'equo canone quindi prevede una pigione molto più elevata, e anche in questo caso con valore retroattivo: ed è Paperino ora a dovere un cospicuo rimborso allo zio, da pagare in un numero incalcolabile di ore lavorative.

Paperino non ha altra scelta che accettare, ma prima di prendere servizio per saldare il suo debito si sfoga inseguendo Qui, Quo, Qua per punirli dei loro incauti suggerimenti.

Analisi[]

Nel 1978 la legge speciale n. 392/78[3], ribattezzata ben presto dell'equo canone, introdusse una nuova ed organica disciplina delle locazioni degli immobili urbani, destinati a scopo abitativo, commerciale o industriale. La legge considerava l'abitazione non un servizio sociale e quindi veniva imposto un canone massimo che però non corrispondeva al valore di mercato, ma era fissato in base all'entità iniziale rivalutata. Tuttavia non si trattava di un criterio molto razionale poiché le aree urbane in cui sorgevano gli immobili potevano aver subito trasformazioni e di conseguenza il canone imposto non era adeguato alla nuova realtà sociale[4] .

La risposta dei proprietari alla nuova legge fu quella di cercare di ottenere una pigione superiore a quella pattuita oppure mantenere sfitti molti immobili; tutto questo provocò una contrazione del mercato degli affitti con esiti sfortunati per l'economia italiana[4].
Conscio delle incongruenze e dei limiti del nuovo ordinamento Guido Martina ne fece oggetto di critica, pubblicando su Topolino una storia a fumetti ancora prima che il testo definitivo della nuova legge fosse pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale[5][6]. Dopotutto il progetto di legge era oggetto di discussione già da molto tempo in parlamento.

Martina ancora una volta si propone come il più "italiano" tra gli artisti italiani che lavorano in Disney. Pur lavorando su personaggi e ambientazioni statunitensi, l'autore inseriva nelle sue storie vi sono continui riferimenti al tessuto sociale della penisola: e Paperino e l'iniquo equo canone, con l'esplicito riferimento alle legislazione della Repubblica Italiana (e per di più a una legge in linea di principio statalista e contrastante con le tradizioni statunitensi, ispirate al massimo liberismo), ne è una delle prove più evidenti.

Pubblicazioni italiane[]

Note[]

  1. [1] Paperino e l'iniquo equo canone - INDUCKS.org
  2. [2] Paperino e l'iniquo equo canone - Papersera.net
  3. [3] Legge speciale 392/78 - Comune di Jesi.it
  4. 4,0 4,1 [4] Topolino Story #30 pag 45 - Approfondimento sulla storia Paperino e l'iniquo equo canone - INDUCKS.org
  5. [5] Paperino e l'iniquo equo canone - 19 febbraio 1978 - INDUCKS.org
  6. [6] Legge speciale 392/78 27 - 27 luglio 1978 - Normativa.it
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