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Circe (in greco Κιρκη) fu una dea e maga della mitologia greca, che secondo il mito visse tra il 1100 e il 550 a.C..

Nell'antichità[]

Secondo la rilettura disneyana, Circe desiderava essere la donna più ricca del mondo. La maga invidiava enormemente il re Creso e pensò che se avesse rubato la prima moneta la lui coniata, avrebbe potuto fondare un amuleto che l'avrebbe arricchita a sua volta. Questa prima moneta, infatti, avrebbe potuto conferirle il "tocco di Mida", grazie al quale avrebbe potuto trasformare in oro tutto ciò che avesse toccato. Sfortunatamente non riuscì mai nella sua impresa, perché la moneta era ben conservata dal re nel suo deposito[1].

Eredità di una fattucchiera[]

Come narra Barks in Zio Paperone novello Ulisse, molti secoli più tardi Amelia, erede spirituale di Circe, volle anche lei recuperare la prima moneta dell'uomo più ricco del mondo, al fine di ottenere la ricchezza. La fattucchiera italiana trovò anche l'isola di Circe, dove la celebre maga aveva allestito il suo rifugio, ricco di erbe misteriose. Qui trovò anche la sua bacchetta magica, quella con cui tramutava gli uomini in animali.

La sopravvivenza del suo spirito[]

Nonostante sia passato molto tempo, Circe non è mai morta: come essere divino, poteva conservare la sua anima dentro uno speciale cilindro metallico, in attesa di una preda che avrebbe potuto ospitarla. Fu Paperina a trovare il cilindro durante alcuni scavi archeologici a Paperopoli: da quando fu in possesso del cilindro, l'anima di Circe entrò in lei, tentando di prendere il controllo. Lo spirito della maga tentò anche di corrompere Paperino ma questi riuscì ad evitare un incantesimo e a trascinare la bacchetta della maga in una presa di corrente: la scossa elettrica fece fuggire lo spirito di Circe, che uscì dal corpo di Paperina. Il cilindro è stato distrutto, ma non sappiamo se l'anima della maga fosse in grado di volare e di sopravvivere ugualmente[2].

Natura divina di Circe[]

Nella mitologia greca, Circe era presentata come una dea, figlia del dio Elio e della ninfa oceanica Perseide. Nell'universo dei paperi, non viene mai presentata direttamente come tale, ma pare essere immortale ed estremamente potente.

Apparizioni[]

Circe viene citata per la prima volta nel 1963, da Carl Barks, in Zio Paperone novello Ulisse; nella parodia italiana Paperodissea del 1961, ambientata nell'universo dei paperi del presente e non molto fedele al poema omerico, non c'è nessun riferimento alla maga.
Qualche anno dopo Don Rosa la rappresenta in un affresco nella storia Zio Paperone e il tesoro di Creso: il suo nome è scritto in lettere greche accanto al suo ritratto, ma si tratta di un greco alquanto scorretto: la registrazione è ΣΥΡΣΕ (Sursé) al posto della forma corretta ΚΙΡΚΗ (Kirke). In un'altra coeva parodia italiana, Topolino e il vero Ulisse, Circe appare vecchia e brutta, così immaginata dallo strano Ulisse dello storia che, in realtà, non l'ha mai vista.
Circe appare anche nella storia di Dave Rawson e Romano Scarpa del 23 luglio 2008 Zio Paperone – La nemica della mia nemica.
Nella Topodissea di Gagnor e Soffritti del 2018, compare il corrispettivo della maga, Circelia, ancora affascinante e ancora una volta, come nella storia di Barks, impersonata da Amelia. In Indiana Pipps e i sortilegi di Maga Circe del 2015, la maga sembrerebbe una semplice locandiera, sia pure abbigliata alla greca e affascinante, ma al termine della storia si rivela anch'essa dotata di poteri ereditati dalle sue ave.

Note[]

  1. Zio Paperone e il tesoro di Creso, Don Rosa.
  2. Il respiro di Circe, Irineu Soares Rodrigues, 1987.
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